Intervista alla dg di Anigas, Marta Bucci: “Inclusione in tassonomia segnale che può stabilizzare i mercati. Idrogeno: no a rigidità, unbundling non ostacoli attività operatori. Caro-prezzi: servono meccanismi di mercato. Gare Atem: bene Ddl Concorrenza ma da perfezionare”.

di Carlo Maciocco

Il Pacchetto gas Ue “dovrebbe chiarire che anche al 2050 una larga parte dei consumi europei saranno ancora soddisfatti da molecole e che, negli anni che ci separano da quella data, i green gas e l’idrogeno andranno progressivamente a sostituire il metano”.

Alla vigilia dell’attese misure di Bruxelles, il cui varo è previsto per il 14 dicembre (QE 17/11), la dg di Anigas Marta Bucci fa il punto con QE sulle aspettative dell’associazione in merito al documento. Che arriva in quella che la dirigente definisce “la stagione del realismo”, in cui “la Ue fa i conti con le proprie ambizioni e con i propri limiti”.
 
In un’ampia intervista, Bucci affronta poi in generale i principali temi di attualità del settore: dal caro-prezzi all’idrogeno, dall’unbundling alle gare gas.
 
Di recente Stefano Grassi, capo di Gabinetto della commissaria Ue all’Energia Kadri Simson, ha sottolineato che riguardo al gas si è passati dall’idea di “accompagnare la fine di un settore” a quella di “creare le opportunità per l’evoluzione del mercato”. Come dovrebbe tradursi per voi tale impostazione nel Pacchetto gas che la Commissione Ue varerà il 14 dicembre?
Il Pacchetto gas della Commissione Ue arriverà dopo la Cop26 e, soprattutto, dopo un lungo periodo di tensione sui mercati energetici. Potremmo definirla la stagione del realismo, la stagione in cui la Ue fa i conti con le proprie ambizioni e con i propri limiti. Una fonte o un vettore energetico possono essere abbandonati solo quando esistono delle alternative disponibili, non solo più sostenibili, ma anche più efficaci ed efficienti, capaci di garantire analoghe prestazioni e di essere adatte ai diversi utilizzi. Certamente oggi non possiamo pensare di farlo per il gas ma non potremo pensare di farlo neanche al 2050. Anzi, posto che la nostra sfida è combattere i cambiamenti climatici e che senza dubbio si tratta di una sfida globale, il gas meriterebbe certamente maggiore benevolenza essendo la fonte che più contribuirà a contenere le emissioni nel mondo nei prossimi decenni, andando a sostituire combustibili più inquinanti come il carbone e consentendo la penetrazione delle rinnovabili assicurandone il bilanciamento nel sistema energetico. Anche guardando solo all’Europa non è pensabile poter affrontare il percorso verso la neutralità carbonica senza valorizzare l’importante contributo alla decarbonizzazione che il gas può offrire. Principalmente il Pacchetto gas dovrebbe quindi chiarire che anche al 2050 una larga parte dei consumi europei saranno ancora soddisfatti da molecole e che, negli anni che ci separano da quella data, i green gas e l’idrogeno andranno progressivamente a sostituire il metano che, comunque, in parte resterà accompagnato da meccanismi di cattura della CO2. Il gas dovrà quindi affrontare il suo percorso di decarbonizzazione, in sinergia ed in parallelo al percorso di decarbonizzazione della produzione di energia elettrica che è già in atto. Questo per noi significa neutralità tecnologica: non significa non scegliere, ma scegliere di valorizzare tutte quelle tecnologie che possono dare contributi significativi alla transizione energetica, lasciandoci la possibilità di cogliere le opportunità che verranno dalla innovazione tecnologica. In un certo senso significa anche scegliere di diversificare perché questa sfida è stata correttamente definita una ‘sfida esistenziale’ e certamente non possiamo permetterci di perderla. Il Pacchetto gas dovrà quindi sancire una nuova fase di sviluppo del settore ponendo le basi per un rapido ed efficiente sviluppo, su larga scala, di gas rinnovabili e a basse emissioni di carbonio, promuovendo mercati sempre più efficienti ed integrati per dare sostenibilità economica all’intero processo.
 
Quanto può impattare sul futuro del gas il riconoscimento nella Tassonomia Ue?
Riconoscere il gas nella Tassonomia Ue significa promuovere nuovi investimenti che consentiranno di diversificare le fonti di approvvigionamento europee, aumentare la liquidità dei mercati, garantire sviluppo ai nostri sistemi produttivi, sicurezza e continuità delle forniture. L’attuale crisi dei prezzi ha evidenziato la fragilità del sistema di approvvigionamento europeo: l’inclusione del gas nella Tassonomia sarebbe un segnale per le imprese, in relazione alle loro politiche di approvvigionamento, e per i Paesi produttori, segnale che certamente potrebbe contribuire a stabilizzare le dinamiche dei mercati.
 
Per lo sviluppo di idrogeno e gas “verdi” quali sono a vostro avviso le principali linee da seguire?
Lo sviluppo del mercato dell’idrogeno, dei gas rinnovabili e a basse emissioni di carbonio richiederà l’adozione di un modello comune a livello europeo ma che sia al tempo stesso flessibile, in grado di adattarsi all’evoluzione del mercato e al progresso tecnologico. Oggi vi è una grande incertezza su come potrebbero nascere ed evolvere i mercati di idrogeno e green gas. Potrebbe essere necessario un approccio diverso rispetto a quello adottato per il settore del gas, che quando è stato oggetto di regolazione presentava un livello di maturità diverso. Sicuramente in questo momento è prioritario creare le condizioni che consentano un rapido ed efficace sviluppo del mercato dei green gas definendo un quadro di riferimento che rappresenti il giusto equilibrio tra la necessità di dare stabilità e certezze agli investitori e quella di non introdurre rigidità che possano limitarne lo sviluppo, specialmente nella fase iniziale.
 
Su tali nuove tecnologie si ripropone il tema dell’unbundling: quale la vostra visione al riguardo?
Per sviluppare efficacemente idrogeno, gas rinnovabili e a basso contenuto di carbonio è essenziale valorizzare il ruolo e le competenze di tutti gli operatori nell’ambito di un mercato a cui, come già detto, sarà certamente richiesta grande flessibilità, specialmente in una prima fase. In tale contesto, la previsione di regimi di unbundling dovrebbe essere tale da non ostacolare lo svolgimento delle attività che gli operatori infrastrutturali saranno chiamati a svolgere per integrare l’idrogeno e i green gas nelle infrastrutture esistenti o realizzarne delle nuove per sostenere lo sviluppo dei relativi mercati. Valutando eventualmente previsioni diverse in fasi caratterizzate da una maggiore maturità dei mercati.
 
Per fronteggiare l’attuale crisi dei prezzi il presidente Anigas Signoretto (ma la proposta si ritrova anche nel Quadro strategico Arera 2022/2025) ha ipotizzato una sorta di capacity market del gas. Come dovrebbe funzionare nel dettaglio il meccanismo? Va considerato in alternativa o complementare agli approvvigionamenti/stoccaggi gas comuni a livello Ue? 
Pensiamo che sia necessario rafforzare la resilienza del sistema gas europeo affiancando agli attuali meccanismi ulteriori strumenti, sempre di mercato, che possano contribuire ad un aumento strutturale della liquidità e ad una conseguente stabilizzazione dei prezzi. Di fatto serve offrire garanzie agli operatori per metterli in condizione di poter approvvigionare meglio e in modo più efficace ma sono strumenti che devono essere studiati con molta cura per evitare effetti distorsivi sulle dinamiche concorrenziali. Non c’è contrapposizione rispetto alle iniziative già allo studio a livello Ue, ma se mai complementarietà per far fronte a diverse esigenze che attengono, in primis, alla sicurezza delle forniture ma anche alla necessità di garantire livelli di prezzo sostenibili e stabili.
 
Gare gas: le norme del Ddl concorrenza (in particolare il riconoscimento del Vir alle reti dei Comuni) vi sembrano sufficienti a sbloccare le procedure?

Certamente apprezziamo l’attenzione dedicata a questa problematica nell’ambito della Legge Concorrenza in quanto dimostra sensibilità rispetto all’importanza di rilanciare lo svolgimento delle Gare gas quale strumento abilitante per poter offrire servizi efficienti ed innovativi ai consumatori e, soprattutto, per poter sostenere i processi di evoluzione delle reti di distribuzione gas funzionali alla transizione energetica. Ci auguriamo che nell’ambito dell’iter di conversione del provvedimento ci sia la possibilità di perfezionare la proposta di revisione per migliorarne l’efficacia.